Pogba

Quattro anni di squalifica per Paul Pogba, è questa la richiesta della Procura nel confronti del giocatore della Juventus. Una punizione severa

Quattro anni di squalifica per Paul Pogba, è questa la richiesta della Procura nel confronti del giocatore della Juventus. Una punizione severa, superficialmente verrebbe da dire da sport individuale più che di squadra, come quella comminata e scontata per intero dal motociclista Andrea Iannone, risultato positivo a un controllo antidoping effettuato il 3 novembre 2019 in Malesia per la presenza di tracce di Drostanolone, uno steroide anabolizzante vietato, rinvenute nelle sue urine.
Quali sono state le reazioni dei media Andiamo a elencarne qualcuna tra le più significative.
1) Giustizia senza misura. É il titolo del pezzo di Alessandro Barbano sul Corriere dello Sport. Il cui inizio parte da un giudizio: «Quattro anni di squalifica per un atleta che ha trent’anni equivalgono alla radiazione. Tanti ne ha chiesti la procura antidoping. Ma una simile severità su cosa poggia Nella lente del diritto ordinario quella di Pogba è poco più che una responsabilità oggettiva. É risultato positivo al testosterone e tanto basta. Un presunto colpevole. A cui è concessa la scorciatoia del patteggiamento, che dimezza la pena. Ma per un calciatore della sua età lo sconto di due anni è quasi irrilevante. Normale che Pogba lo abbia rifiutato».
2) L’equivalente di un ergastolo. Un giudizio anticipato su Radio Bianconera e proposto su Tuttosport è quelli di Xavier Jacobelli: «A mio modo di vedere, non sta in cielo né in terra. Adesso vedremo cosa accadrà, ci sono precedenti come quello di Palomino che alla fine è stato scagionato, e spero che la prassi permetta a Pogba di difendersi, anche perché quattro anni di squalifica equivalgono ad un ergastolo sportivo per un calciatore che ha fatto sì un errore, ma non in cattiva fede»
3) La buona fede. Lo scrive oggi l’Équipe: «In mancanza di accordo con la giustizia sportiva, Paul Pogba dovrà dimostrare la sua buona fede». Ed è su questo che si giocherà la partita a metà gennaio del 2024 che potrà salvare o meno il nazionale di Didier Deschamps, in gol nella finale di Coppa del mondo nel 2018. Il percorso, però, potrebbe essere una condanna nella condanna. Come scrive La Gazzetta dello Sport, il giocatore tenterà di dimostrare l’assenza di dolo anche attraverso periti scientifici e in caso di decisione avversa è pronto a ricorrere al Tas e poi alla corte federale svizzera. I tempi quindi saranno lunghi visto che solo per la sentenza Tas si potrebbe arrivare al 2025 inoltrato.

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ultimo aggiornamento: 01-01-2024


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